L’opinione/SERGIO MORISOLI
VALORI CONSERVATORI PER UNA SOCIETA’ SANA
Non c’è dubbio, la ripartenza prima ancora che economica dovrà essere umana. Ma cosa significa? Significa individuare e ricuperare l’essenzialità di quegli elementi che da una parte tengono assieme la società e dall’altra ne sono anche i motori che producono benessere, prosperità e progresso. Il mondo è complesso, molto complesso e non occorre renderlo ancora più difficile con soluzioni complicate. Anziché aumentare e aggiungere ipotesi e soluzioni (statali), che poi sono ridondanti tra loro, dovremmo invece procedere in senso inverso: ridurre. Appunto ridurre all’essenziale, fino alle «cellule» di base, e partire da lì: azienda, famiglia e scuola. Se riuscissimo a far capire alla politica che anziché allargare il campo di azione dovrebbe restringerlo per rinforzare e promuovere questi tre elementi, si può star certi che si genererebbe una reazione a catena positiva. La politica deve tornare ad avere come target, come scopo della sua azione dei soggetti concreti, non delle tematiche; quelle vengono dopo. Dobbiamo perciò ricuperare quello che è vitale, e di vitale ci sono solo gli organismi viventi della società civile, fatti da persone: azienda, famiglia e scuola; e non i temi nei quali buttarle dentro, quelli possono diventare sepolcri imbiancati (ideologie terribili). Con la presunzione fatale che poi gli organismi si adatterebbero da soli all’ambiente che la politica gli creerebbe attorno. No, propongo con forza un approccio diverso, conservatore, un ritorno a quelle evidenze che se «rimesse in buono stato» possono produrre miracoli per il nostro bisogno di identità e crescita (occidentale ma anche elvetica). Semplifico, come non si può far altro in un articolo di tremila battute. Dall’azienda si genera lavoro e scambio; dalla famiglia si genera carità e democrazia; dalla scuola si genera educazione e sapienza. O se volete al contrario: non c’è scambio senza lavoro e senza azienda; non c’è democrazia senza carità e senza famiglia; non c’è sapienza senza educazione e senza scuola. Ridurre all’essenziale, andare fino al nucleo costitutivo e al senso di azienda, famiglia e scuola è più dura che aggiungere e dilatare questi tre organismi. Le varie politiche settoriali stanno infatti danneggiando e manipolando geneticamente questi organismi basilari. I neo-concetti di aziende sociali, di famiglie allargate e di scuole liquide supportati a ripetizione da scelte politically correct che ne rafforzano i loro difetti, fanno certamente raccogliere più voti a chi le propone ma danneggiano la ripresa economica e indeboliscono il processo identitario e culturale necessario a sorreggerla. Ricuperare l’originalità e la missione iniziale dei ruoli di azienda, famiglia e scuola, è l’azione politica più urgente per gettare le fondamenta necessarie per affrontare invecchiamento della popolazione, denatalità, immigrazione/emigrazione, rivoluzioni tecnologiche 4.0, mobilità e precarietà del lavoro, meticciato culturale e valoriale, nomadismo dei grossi contribuenti. Il lavoro lo si apprende e lo si moltiplica solo facendolo (azienda); la carità la si apprende e la si applica solo sperimentandola (famiglia) e la sapienza la si raggiunge e la si trasmette solo educandosi a vicenda (scuola). Ecco, certo, sono elementi basici molto conservatori (azienda, famiglia, scuola) che attraverso comportamenti virtuosi di lavoro, carità e educazione perseguono valori molto conservatori: scambio, democrazia e sapienza. Si tratta senza nascondimento di una catena di produzione di conservatorismo. Ma non scordiamocelo, il liberalismo a volte va promosso, a volte moderato e a volte difeso con un sano conservatorismo.
4 novembre 2017